Compensi agli artisti e produttori dalle multinazionali di internet e della telefonia, per far crescere la musica italiana. Questa una delle idee forza emerse dal convegno di Bologna, sostenuta pienamente anche da WIN, l’associazione mondiale dei discografici indipendenti.
Pur tra mille difficoltà, ma con una accorta e intelligente politica dei suoi protagonisti, è possibile favorire una migliore prospettiva all’economia del settore e del Paese. Il convegno di venerdì scorso alla Sala Borsa di Bologna è stato un vero e proprio successo, con oltre 100 presenze qualificate, interventi, riflessioni, idee, spunti e tanti suggerimenti a favore della Musica, un convegno di grande qualità e spessore che conferma ancora una volta il positivo ruolo svolto dal Coordinamento Nazionale degli Amici della Musica, nel nostro Paese.
Il dibattito è stato caratterizzato da analisi preoccupate e piene di dubbi circa lo stato attuale del sistema musica in Italia e su questo fronte hanno svolto un ruolo assai efficace e penetrante Mario De Luigi, Direttore di “Musica & Dischi” e Giampiero Bigazzi, Vice Presidente di AudioCoop. Al convegno, coordinato efficacemente da Giordano Sangiorgi, hanno fornito preziosi contributi gli interventi di Riccardo Usuelli, Alessandro Ceccarelli, Patrick Domanico, Antonio Miscena’, Claudio Formisano, Paolo Damiani, Andrea Marco Ricci, Francesco D’Amato, con le interessantissime proposte conclusive di Simon Wheleer di Win, l’associazione mondiale dei discografici indipendenti, e di Beggars, presentato da Christoph Storbeck, e di Sylvain Zimmer di Jamendo.com, il più grande portale di musica in “creative commons”, presentato da Carlo Testini dell’Arci.
Molteplici gli argomenti toccati, dai progetti per il downloading legale, alla musica di qualità, dalla promozione all’estero della nostra musica, agli stimoli per realizzare progetti in favore degli artisti emergenti. Si è detto che occorre fare rete e sistema, portare realmente la musica nelle scuole, comprese le scuole medie superiori, di puntare alla vendita di musica nelle web radio e di conquistare una Legge per la Musica, pensare alla musica come un progetto culturale e fare attività di prevenzione a favore della legalità.
Ma soprattutto è opportuno puntare a nuovi progetti sul mercato on line in forte espansione e fare accordi a monte con le aziende nazionali e multinazionali della telefonia, uniche e reali beneficiarie del business della rete su hardware e software grazie alla musica.
Questa può essere una prima risposta per garantire più risorse al settore puntando a una maggiore democraticità nella redistribuzione dei diritti connessi che, se ben distribuiti, potrebbero favorire un migliore sviluppo di tutta la produzione e promozione musicale e dare continuità alla verve creativa degli artisti. A tal riguardo, è emersa una forte raccomandazione a Governo e Parlamento per fissare norme che agevolino gli accordi con i server provider, allo scopo di favorire il riconoscimento agli autori, ai produttori, agli artisti interpreti ed esecutori, di compensi forfettari che permettano la libera erogazione di file di ogni tipo attraverso la rete.
Si è, inoltre, sottolineata la necessità di integrare l’attuale Legge n. 633 del 22.4.1941, che già riconosce agli autori, ai produttori, agli artisti interpreti ed esecutori, un compenso derivante dalla vendita di supporti vergini di CD e DVD, estendendolo anche alle memorie fisse o trasferibili destinate alla registrazione di fonogrammi o videogrammi, di varie dimensioni e capacità.
Negli interventi di alcuni esperti di rilievo internazionale non potevano mancare dei riferimenti alla recente approvazione della Legge “Création at Internet” con la quale la Francia ha cercato di dare una risposta al fenomeno della pirateria digitale. Il giudizio, però, è stato controverso perché, accanto ad un doveroso apprezzamento per la deterrenza contenuta nella norma, si è notato che si tratta di una impostazione “tardiva e obsoleta”, che affronta la questione solo in termini sanzionatori, ma che poi non affronta alla radice il problema: cioè prendere di petto le società di telefonia che traggono colossali vantaggi economici dall’offerta libera e gratuita di questi contenuti creativi in rete e obbligarli a riconoscere i giusti compensi ai legittimi titolari dei diritti.
Si è anche messo in evidenza l’auspicio di rafforzare il confronto tra le forme tradizionali di tutela del diritto d’autore e le nuove licenze di “creative commons”, perché ciò potrebbe aprire nuovi mercati e sostenere le autoproduzioni e gli artisti indipendenti.
Questi sono solo alcuni dei punti pregnanti emersi dal convegno che permettono di guardare al futuro della musica con un approccio più concreto e producente. Il convegno è stato registrato, uscirà una sintesi sulla rivista “Musica & Dischi”, mentre nei prossimi giorni sarà diffuso integralmente on line sul sito: www.amicimusica.org
Roma, 18 Maggio 2009