Spotify ha pubblicato nelle scorse ore un rapporto, intitolato “Adventures in the Netherland” ove tenta di dimostrare che l’arrivo in Europa dei servizi di streaming musicali ha notevolmente abbattuto l’incidenza della pirateria. I paesi presi a esempio sono Olanda e Norvegia, dove i fonogrammi pirata scambiati sono sensibilimente diminuiti dopo l’avvento di Spotify.
Secondo la FIMI, l’arrivo in Italia del servizio in streaming offerto da Spotify ha fortemente accresciuto il valore dell’intero mercato musicale, aumentando le possibilità di fruizione per gli utenti e innovando questo settore in modo tale da offrire una sempre migliore offerta legale in alternativa alla pirateria. Il report pubblicato da Spotify sottolinea questi particolari aspetti e FIMI sta lavorando per sviluppare un ambiente sempre più idoneo a tutelare il copyright e tutti i servizi rivolti agli amanti della musica, perché questi stessi servizi possano crescere e migliorarsi. Sempre secondo FIMI, l’aumento delle possibilità date dell’offerta legale, però, non è sufficiente a ridurre quella illegale. L’unica possibilità di contrastare la pirateria e le numerose forme di lucro che spesso cela, è l’integrazione di una ricca e variegata offerta con delle forme di tutela legale. Come suggerito e sperimentato dall’esperienza internazionale, sono numerose le variabili che intervengono in tal senso, fondamentale è che risultino combinate una buona formazione dei consumatori alla fruizione legale e lo sviluppo di un ambiente regolamentato in maniera appropriata.
L’ausilio di strumenti di enforcement per contrastare la pirateria è certamente una leva utile a sostenere lo sviluppo di nuovi canali e mezzi di successo per la distribuzione di contenuti musicali. Solo considerando alcuni tra i casi principali, i siti bloccati negli ultimi anni (Pirate Bay, Torrent Reactor, KickassTorrent) hanno subito un calo mediamente del 90% in termini di numero di utilizzatori e gli utenti persi dalle piattaforme bloccate non sono automaticamente migrati su servizi illegali alternativi. Nel corso dell’ultimo anno, in Italia, il numero di utilizzatori del protocollo Bit Torrent è calato di 600.000 unità.
I siti illegali, infine, diventano incubatori per consistenti risorse pubblicitarie, che potrebbero invece essere predisposte per le piattaforme legali esistenti e per eventuali nuove start up. In tal senso, quindi, assorbono importanti forme di sostentamento e supporto che potrebbero risultare fondamentali per vari canali esistenti, sia in fase di sviluppo e crescita che, ancor di più, in fase di lancio.
Fonte: Dirittodautore.it