Riportiamo alcune dichiarazioni da parte di associazioni di autori ed editori in merito alla condanna dei fondatori di Pirate Bay:
“ECSA (European Composer & Songwriter Alliance) accoglie con favore la decisione della Corte Svedese nel processo contro i fondatori di Pirate Bay. ECSA crede che tale verdetto rappresenti un forte messaggio sul fatto che facilitare il file sharing su larga scala è un reato che incide pesantemente sulla vita dei compositori rappresentanti da ECSA. Mentre ECSA ritiene che agire penalmente contro i singoli consumatori non sia una strada desiderabile o percorribile per risolvere il problema del file sharing illegale, al contrario pensa che si debba mantenere una posizione rigorosa di rispetto dei diritti nei confronti di chi viola le leggi in maniera industriale.
Inoltre ECSA ritiene che la decisione apra la via a una miriade di offerta legale di musica online, e al tempo stesso riduca il livello di competizione delle stesse nei confronti dei sistemi illegali. Al fine di facilitare questo processo ECSA ha fiducia nel fatto che la Commissione Europea dia ascolto alle Società di gestione collettiva europee e faccia il possibile per aiutare a creare un sistema di licensing europeo dal quale possano trarre beneficio sia gli utenti che i detentori dei diritti.
Senza un sistema del genere sarà difficile prevedere un successo per l’offerta legale di opere dell’ingegno.
ECSA si augura che gi altri stati europei mantengano l’integrità dei sistemi di tutela del diritto d’autore, i quali proteggono la creatività dei compositori, e aspetta con interesse la conclusione del percorso legislativo nella nota proposta di legge francese per combattere il file sharing illegale”.
Piero Attanasio, Segretario generale AIDRO (Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell’ingegno), dichiara: “la sentenza contro PirateBay ha la forza del dito infantile che indica il re nudo. La storia è nota. Quattro giovani svedesi promuovono la pirateria in Internet creando un motore di ricerca con lo scopo dichiarato di far navigare nell’illegale. E diventano star della rete combattendo lo star system, ricchi e famosi all’ombra dei vessilli della lotta ai troppo ricchi e ai troppo famosi.
La principale arma della filibusta, in questo caso, è il cavillo giuridico con il quale farsi beffe del diritto: il materiale pirata non passa fisicamente dal sito, questa è l’astuzia, e quindi non potete fermarci. Profeti di un nuovo mondo virtuale senza regole basano le loro tesi sulla negazione del virtuale: ‘è solo la fisicità del file che potrebbe condannarci’.
Ma il cavillo, almeno questa volta, non regge. Nessuno è in grado oggi di dare una seria lettura giuridica della sentenza, su cui – quando sarà nota nei dettagli – si eserciteranno certamente i giuristi con opinioni diverse. Ma da un punto di vista culturale la sentenza sembra dire con disarmante semplicità: ‘Non è possibile che ciò che è illegale per ammissione degli stessi autori, diventi legale sulla base di un cavillo’. Le garanzie processuali e sostanziali dei cittadini sono cosa troppo seria per essere utilizzate in uno spettacolo mediatico.
I quattro giovani pirati svedesi incarnano eroi molto tipici del nostro tempo. Come concorrenti di un reality show, hanno fondato il successo su poco lavoro e scarso talento, conditi da una certa dose di arroganza. Finché il cavillo ha retto, scrivevano sul loro sito all’indirizzo di chi ne contestava la legittimità: ‘E’ opinione nostra e dei nostri avvocati che voi siete degli idioti’, aggiungendo volgarità che non è il caso di riportare, se non – com’è costume – per il tramite di un riferimento bibliografico al volume di un apologeta (L. Neri, La baia dei pirati, Roma, Cooper, 2009, p. 9). Da parte nostra, vorremmo solo augurar loro di non dover scontare in carcere la condanna, ma che la vicenda generi in loro qualche dubbio. Che gli idioti non stanno da una parte sola, che essere intelligenti è cosa diversa dal credere di essere furbi”.
Fonte: dirittodautore.it